LA ROMA DEI CESARI

Via della Salara Vecchia 5, Roma, RM

PALATINO; FORI IMPERIALI; CAMPIDOGLIO; MARCO AURELIO; PHANTHEON; Il CIRCO MASSIMO

Sì, Roma succede a Roma e non già solo la Roma nuova all’antica ma ancora le varie epoche dell’antica e della nuova sovrapposte l’una alle altre. Io mi limito a prendere quello che il mio occhio riesce ad abbracciare e da questa immensità emana su noi un senso di pace mentre corriamo da un punto all’altro della città, per conoscere i massimi monumenti. In altri luoghi bisogna andare a cercare le cose importanti, qui se ne è schiacciati riempiti a sazietà. Se cammini o stai fermo, ecco che appaiono panoramicosì fittamente ammucchiati da poterli disegnare su un solo foglio.

Impareggiabile la soddisfazione di visitare i Fori, il Palatino, il Circo di Caracalla, la Rotonda. Solo a Roma si può comprendere Roma. Se si potesse decidere la capitale del mondo, essa non potrebbe che essere Roma.

Il Colle Palatino

Il Palatino è uno dei sette colli di Roma e rappresentòsempre per i romani il luogo “sacro” che aveva dato i natali alla città.

Identifica, unitamente agli altri i famosi sette Colli di Roma, ossia il Palatino, il Germalo. la propaggine del Palatino verso il Tevere, la Velia (verso l’Esquilino), il Fagutale, l’Oppio ed il Cispio (oggi tutti compresi nell’Esquilino) e la Suburra (in direzione del Quirinale).

Con l’espansione di Roma anche l’urbanistica mutò e i Colli presero l’attuale configurazione Aventino – Campidoglio – Celio – Esquilino – Palatino – Quirinale – Viminale.

Su colle Palatino, isolato dagli altri e in posizione dominante sul Tevere, in prossimità dell’Isola Tiberina, e sul mercato del Foro Boario, gli stessi antichi avevano collocato la leggendaria “fondazione” di Roma e il “solco quadrato” tracciato da Romolo il 21 aprile dell’anno 754/3 a.C.

Al di là della leggenda, sul colle sono venuti in luce resti di capanne della prima età del ferro che documentano inequivocabilmente la presenza di un abitato nel luogo stesso dove la tradizione collocava la “casa Romuli“, ossia la capanna del mitico fondatore.

Si tratta certamente di uno dei villaggi abitati da epoca lontanissima, e quasi certamente il principale, che nel tempo dettero vita a Roma, come ad un vero e proprio organismo urbano.

In tale posizione poteva controllare ed organizzare il sottostante punto di approdo, di passaggio, di mercato, che fu il Porto Tiberino con l’annesso Foro Boario.Situato in felice posizione, sull’attraversamento naturale del Tevere (Isola Tiberina) e di incontro e scambio tra le genti che sin da epoca remota frequentavano la zona (area del Foro Boario), il colle Palatino costituì per questo un importante centro di aggregazione umana sociale.

Anticamente il Palatino era chiamato Palatium, secondo alcuni il nomederiverebbeda Pallantion, città dell’Arcadia da cui emigrarono il principe Evandro ed i suoi. Per altri deriverebbe daPallante, antenato oppure figlio di Evandro. Per altri ancora deriverebbe daPales, Dea dei pastori, oppure da Palatium, mitica città della Sabina.Fatto sta che in età imperialeil termine Palatium iniziò ad indicare il palazzoimperiale.

Fu Augusto che nel 44 a.C., decise di trasferirvi anche la sua dimora. Da allora, quasi tutti gli imperatori andarono ad abitare sul Palatino che a poco a poco si trasformò in un’unica sontuosa dimora regale: il Palazzo per eccellenza, il luogo del potere costituito,come fu chiamato il complesso dal nome del colle, Palatium.

Ilprimo vero e proprio Palazzo imperiale fu costruito dal successore di Augusto, Tiberio, ed ampliato da Caligola che lo estese fino ad affacciarsi sul Foro Romano.

Claudio e Nerone tra il 41 e il 64 d.C., vi eressero la cosiddetta Domus Transitoria che poi brucio’ nel grande incendio dell’anno 64 senza essere più ricostruita.

Ma fu soprattutto Domiziano che, tra l’81 e il 92 d.C., sopra i resti della precedente Domus e occupando anche tutte le altre zone rimaste libere, fece innalzare un nuovo più grandioso Palazzo, la Domus Augustana.

I Fori Imperiali

I Fori Imperiali sono un imponente complesso archeologico realizzato tra il 46 a.C. e il 113 d.Cche racchiude al suo interno 5 aree monumentali Foro di Cesare, Foro di Augusto, Foro della pace, Foro di Nerva, Foro di Traiano.

Situati nella vasta valle pianeggiante che si estende alle pendici dei Colli Palatino, Campidoglio, Oppio ed Esquilino era un’area paludosa che raccoglieva le acque dei Colli sovrastanti a cui si aggiungevano le piene del Tevere che la rendevano impraticabile. Solo dalla fine del VII secolo a.C., dopo la bonifica della valle, con l’incanalamento delle acque in quella prima grande opera dell’ingegneria romana, Cloaca Maxima, iniziò a prendere forma il Foro Romano destinato a rimanere il centro della vita pubblica per oltre un millennio.

Nella zona centrale del Forum correva la Via Sacra, la via di collegamento tra il Palatino, il Foro e l’Arce Capitolina, successivamente divenuta la via dei trionfi dei conquistatori, massima onore che veniva tributato a quelli che vincevano grandi conquiste per la città. Il trionfo era il massimo onore tributato dalla folla con cerimonia solenne.

Già alla fine dell’età repubblicana, essendo l’antico Foro Romano divenuto insufficiente a svolgere la funzione di centro amministrativo e di rappresentanza della città, divenne oggetto di ampliamenti e con monumenti di prestigio da parte delle varie dinastie di Imperatori su cui lasciarono la loro impronta.

Ciascun Foro era la celebrazione e la personale narrazione che ogni imperatore faceva di sé stesso per motivi propagandistici. In ciascuno tuttavia non poteva mancare una Basilica per la celebrazione dei processi, un Tempio a qualche divinità del Pantheon romano, una piazza, fontane zampillanti, qualche arco di trionfo e colonna commemorativa come la Colonna Traiana, Biblioteche.

I forum erano quindi il centro vitale delle attività politiche, culturali, sociali e commerciali dell’Impero Romano, del culto religioso, amministrazione della giustizia, istruzione e Biblioteche.

L’ultimo grande intervento fu realizzato dall’imperatore Massenzio nei primi anni del IV secolo d.C. quando venne eretta l’imponente Basilica sulla Velia, e il Tempio dedicato alla memoria del figlio Romolo.

Situati oggi nel cuore della città, di cui ne rappresentano la parte archeologica più imponente, vivono insieme alla città moderna, attraversati come sono da una grandestrada urbana di comunicazione.

Il Circo Massimo

Situato nella Valle Murcia, area pianeggiate su cui affaccia il Colle Palatino là dove fronteggia l’Aventino, il Circus maximusè il più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità e uno dei più grandi di tutti i tempi con i suoi 600 m di lunghezza per 140 m di larghezza. Esso si collega alle alla leggende sulle origini stesse della città.

Era dedicato alle corse dei cavalli e spettacoli pubblici legati alle feste religiose romane, i “Ludi Romani” in onore di Giove. Si tenevano ogni anno a settembre, con 15 giorni di corse spettacolari di carri e sfilate militari.

Essendo il più grande stadio, in esso si svolgevano anche tutte le competizioni sportive. Una delle forme più popolari di intrattenimento erano le corse delle quadrighe, un carro trainato da quattro cavalli, da cui il nome di quadriga.

La storia del Circo Maximo è la storia stessa di Roma, fatto realizzare dal mitico Tarquinio Prisco, V Re di Roma con una struttura in legno, fu ampliata da Augusto che fece realizzare il palco imperiale sul Palatino, e porre al centro dello stadio, come decorazione, il grande obelisco di Ramses II, proveniente da Eliopoli, collocato sulla spina, la lunga e larga muraglia intorno a cui giravano le quadrighe (oggi l’obelisco è quello della fontana in piazza del Popolo).

Un altro obelisco fu aggiunto dall’Imperatore Costanzo, nel quarto secolod.c. che oggi è collocato in Piazza S. Giovanni.

Le corse dei carri si sono svolte qui per quasi un millennio.Un quarto della popolazione di Roma di quel tempo, circa 250.000 persone, poteva essere ospitata in questo gigantesco stadio. L’esterno del circo presentava un fronte impressionante di gallerie in cui erano ubicate le tabernae per soddisfare le esigenze degli spettatori.

L’ultima gara al Circo Massimo si tenne nel 549 dC, quasi un millennio dopo le prime gare. Oggi è conservato solo lo schema del circo originario costituito da un grande prato verde, mentre le strutture dello stadio sono state abbattute e utilizzate come materiale per le costruzioni medievali e rinascimentali.

Il Colle Campidoglio – Marco Aurelio

La storia del Campidoglio è talmente vasta da coprire i quasi tremila anni dalle prime notizie che ci sono pervenute tra realtà e leggenda.

Sul colle, il più basso dei famosi sette, solo 40 metri sul livello antico del Foro, e il meno esteso è il più ricco di monumenti e avvenimenti storici della Roma antica dove erano ubicati gli edifici religiosi più significativi.

La stessa conformazione del colle, con ripidi pendii tufacei sulla pianura acquitrinosa del Velabro, e la sua posizione sul Tevere nel punto in cui il fiume aveva dei passaggi, racconta una storia di antichissime civiltà e divinità. Si componeva di due sommità, il Capitolium propriamente detto e l’Arx, tra i due una zona pianeggiante denominata Aslyum che corrisponde oggi all’attuale Piazza del Campidoglio come tramandataci dal progetto di Michelangelo.

La tradizione narrava che un centro abitato, forse il più antico sorto nell’area della futura Roma, che sarebbe stato fondato da Saturno. Come hanno provato recenti scavi nell’area sottostante di S. Omobono, Il Campidoglio fu abitato effettivamente sin dall’età del Bronzo.

Qui sarebbe sorta la città di Saturnia, fondata dal Dio Saturno, o un villaggio fondato da Ercole che, come narra Virgilio nell’Eneide, aveva navigato il fiume per far visita a Evandro, re di Pallanteo, la colonia greca eretta sul Palatino prima che Romolo fondasse Roma. In effetti un antichissimo culto del Dio, sulle pendici meridionali del colle, verso il Foro Romano, trova riscontro in età regia, dove venne eretta l’ara Saturni, successivamente sostituita da un tempio, con quattro colonne erette ancora visibili e dove era collocato il tesoro di Roma.

L’Acropoli o l’area sacra, ma anche quella che era data a tutti di rispettare, che rappresentava più di tutti i principi costitutivi della comunità, e dove i traditori venivano giudicati e precipitati nella Rupe Tarpea.

Il Campidoglio, o Mons Capitolinus, o Monte Capitolino, da cui deriva la parola inglese “Capitol”, cioè Palazzo del Governo, e la parola “Capitale”, come città di un paese dove risiede il governo, rappresentò il luogo più sacro di Roma, l’acropoli quello su cui aveva sede il tempio di Giovesul Capitolium elaTriade Capitolinasull’Arxcon Giunone Moneta e Minerva.

L’accesso al colle avveniva attraverso un’unica strada, il ClivusCapitolinus, che partiva dal Foro Romano come continuazione della Via Sacra ed arrivava all’Area Capitolina, dinanzi al Tempio di Giove.

Nell’83 a.c. un gravissimo incendio distrusse il Campidoglio, compreso il venerando tempio di Giove. I templi furono ricostruiti e sul fianco del colle fu sistemato anche il grande Tabulariumossia l’archivio di stato romano, che grande ruolo ebbe soprattutto in epoca imperiale e quelle successive, consultate dagli storici latini al cui lascito ci è pervenuta la storia di Roma.

In età imperiale, dopo la morte di Cesare nel 44 a.c, i principali monumenti sul Campidoglio erano il Tempio di Giunone Moneta a destra e il Tempio di Giove Ottimo Massimo a sinistra. Ai piedi del MonsCapitolium a cui si accedeva dalla Scala Gemonia erano il Tabularium, il Tempio della Concordia, l’UmbilicusUrbis, l’Ara del Dio Vulcano.Sul lato destro la Curia Giulia, la Basilica Emilia con le Tabernaenovae o argentariae, il Sacello di Venere Cloacina, circolare, la Colonna rostrata di Duilio, la Tomba di Romolo.

Nel Medioevo, quando i templi romani erano ormai abbandonati e in rovina, il Campidoglio dopo tanto splendore, diventò Monte Caprino dove pascolavano le capre.

La rinascita del Campidoglio avvenne nel 1144 con il sorgere del Palazzo Senatorio, edificato riadattando i resti del Tabularium, dove si costituì il nuovo Senato Romano ossia il Comune, sulla stessa scia degli altri Comuni italiani, quale ente autonomo tra le diatribe tra Papato e Sacro Romano Impero, responsabile dell’amministrazione della giustizia e degli interessi cittadini e sede del Senatore che amministrava la città.

Fu nel corso del Trecento che il palazzo comincia a chiudersi come una fortezza con molte arcate dei loggiati tamponate e torricontrafforte costruite dai Papi fino a Niccolò V (1451), rinforzarono i fianchi del possente edificio dominato da una torre merlata quattrocentesca.

La sistemazione dei Palazzi e della Piazza, come oggi la vediamo e come noto, è opera di Michelangelo Buonarroti che fu incaricato dal papa Paolo III Farnesein occasione della visita a Roma dell’imperatore Carlo V che voleva dare all’Imperatore un’immagine di grandezza e di fascino dell’antica Roma.

Michelangelo realizzò il progetto di sistemazionedella piazza, pensò di rinnovare le facciate del Palazzo Senatorio (corrispondente all’anticoTabularium) e del Palazzo dei Conservatori, di costruire un terzo edificio, il Palazzo Nuovo, così da formare una piazza di forma trapezoidale, abbellita da sculture classiche, e disegnò la pavimentazione. I lavori iniziarono nel 1546 ma andarono così a rilento che Michelangelo fece in tempo a sovrintendere soltanto alla doppia scalinata che porta all’ingresso del Palazzo Senatorio, la piazza fu completata nel XVII secolo, in modo fedele al progetto originario.

Michelangelo progettò la monumentale scalinata a doppia rampa, che svolge la triplice funzione di accesso alla nuova progettata aula del Senatore, raccordo plastico tra la piazza e il palazzo, elegante ambientazione architettonica per le due colossali statue antiche del Nilo e del Tevere.

La grande scalinata progettata da Michelangelo, negli anni 1537-1582 e fu realizzata da Giacomo della Porta che la completò solo nell’ultimo decennio del Cinquecento. Permette di accedere alla piazza, lacosiddetta “Cordonata”, presenta alla base una coppia di leoni egizi di basalto nero con venature rosse rinvenute nell’Iseo Campense.

L’antica torre quattrocentesca del Palazzo Senatorio fu sostituita dalla grandiosa torre campanaria realizzata dall’architetto Martino Longhi il Vecchio tra il 1578 e il 1582.

Sulla sommità della scalinata o Cordonata, poste ai relativi lati, furono poste le due colossali statue dei Dioscuri di epoca romana, i gemelli Castore e Polluce con i loro cavalli provenienti dagli scavi al Ghetto ebraico.

Al Centro della Piazza, rivolta verso S. Pietro, con pavimentazione dal disegno centrifugo, Michelangelo realizzò un elegante podio e su cui volle porre un simbolo della Roma imperiale, la statua equestre dell’imperatore Marco Aurelio.

La statua celebrativa di Marco Aurelio è l’unica statua equestre pervenuta integra fino ad oggi. Eretta probabilmente nel Foro nel 176 a seguito delle vittorie dell’Imperatore sui barbari.

A lungo identificata come la statua di Costantino, primo imperatore a convertirsi al Cristianesimo, era rimasta per molto tempo collocata al Laterano sfuggendo al destino di tutte le statue romane in bronzo che furono fuse per ricavarne i cannoni di Castel S. Angelo.

Dal 1143 con l’istituzione dell’autorità cittadina del Senato fu portata sul Campidoglio, dove già si trovava quando Michelangelo ne fece il fulcro del nuo progetto urbanistico.

Dal gennaio 1981 la statua è sta rimossa dal basamento e portata all’interno dei Musei Capitolini, mentre sul basamento michelangiolesco fu collocata una copia parimenti in bronzo.

Il Pantheon

Grandioso monumento dell’epoca augustea giunto fino a noi quasi intatto, dai lontani anni 25-27 a.C. quando fu costruito.

Fu fatto edificare da Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero dell’Imperatore Augusto, ma soprattutto il comandante della flotta che ad Azio gli regalò la vittoria su Marco Antonio. Come recita la scritta sul frontespizio del tempio, lo edificò nel suo terzo e ultimo mandato da console :

MARCUS AGRIPPA, L F CONS TERTIUM FECIT” (Marco Agrippa, Figlio di Lucio, Console per la Terza volta, costruì), a sue spese e su terreno di sua proprietà.

Il grande pronao esterno di otto colonne del frontespizio, e le altre 8 divise sui due lati, con capitelli corinzi, la magnifica planimetria a pianta circolare, la maestosa cupola rendono il Pantheon un insieme armonioso per la sapienza costruttiva con cui è stato realizzato, fonte di ispirazione nei secoli, il più significativo monumento pervenutoci dall’architettura romana.

Il Tempio, secondo la prima impostazione di Agrippa avrebbe dovuto essere un luogo destinato al culto dinastico della Gens Julia e ai suoi protettori, Marte e Venere, con una statua al centro di Ottaviano Augusto, ma l’imperatore si oppose e Agrippa pose all’interno dell’edificio una statua del Divo Giulio ( Cesare divinizzato e padre adottivo di Augusto) e nello spazio del pronao la statua di Ottaviano insieme a quella di sé medesimo a celebrare la loro amicizia e il loro impegno per il bene pubblico.

Anche la dedica del tempio cambiò destinazione e Agrippa lo dedicò alle sette divinità planetarie (da cui deriverebbe il nome Pantheon che in greco significa “di tutti gli Dei”), ossia Sole, Luna, Venere, Saturno, Giove, Mercurio, Marte, e per assomigliarlo alla volta celeste, vi fu aperto il grande oculo sulla cupola.

Il tempio si collocava all’interno della monumentalizzazione del Campo Marzio, dove già sorgevano altri templi e grandi fabbricati, Minerva Medica, Nettuno, Iside e Osiride, Saepta Julia.

Adiacente al Campo Marzio, Agrippa possedeva dei terreni e su di essi oltre al Pantheon fece costruire anche le Terme, alimentate dall’acquedotto dell’Acqua Vergine da lui stesso realizzato a beneficio di tutta la città.

Danneggiato da un incendio, il Pantheon fu fatto restaurare da Domiziano e successivamente rifatto da Adriano nel 125 d.C. Ancora fu restaurato da Settimio Severo e suo figlio Caracalla come attesta una piccola iscrizione sotto quella di Agrippa.

Chiuso come tempio pagano dai primi imperatori cristiani, fu saccheggiato dai barbari. Con la donazione al Papa Bonifacio IV da parte dell’imperatore romano d’oriente Foca nel 608 d.C., il maestoso tempio si salvò dalla distruzione con la consacrazione alla Madonna e a tutti i Martiri (S. Maria ad Martyres).

Il monumento, quando ancora non privato del suo bronzo luccicante e delle meravigliose statue, fu considerato nel Medioevo, come una Mirabilia Urbis e uno dei simboli della città.

L’esterno del Tempio colpisce ancora per la semplicità delle sue proporzioni, mentre l’interno è mirabile per l’armonia delle proporzioni, e la grandiosità del complesso. Le nicchie laterali, alternate rettangolari e semicircolari, l’elegante trabeazione che corre tutt’intorno su cui si eleva un alto attico con riquadri e finestre cieche sull’antica ripartizione di lesene e finestre architravate. Al di sopra di tutto s’incurva la colossale volta a cinque ordini di cassettoni digradanti fino al grande occhio centrale di 9 metri di diametro aperto sul cielo e ancora orlato di bronzo, unica fonte di luce a rischiarare la grandiosa cella.

Sulle nicchie laterali le tombe di due Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, il figlio Umberto I e sua moglie Margherita con cappelle in cui sono collocati pregevolissimi gruppi scultorei e affreschi.

E ancora la tomba di Raffaello Sanzio sul cui sarcofago di marmo greco è incisa la frase dedicatagli dal suo grande amico fiorentino Pietro Bembo “Illehis est Raphael, timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente mori” (Qui giace quel Raffaello, dal quale, vivo, la gran madre di tutte le cose temette di essere vinta e lui, morto, di morire”. Nella nicchia del sepolcro la statua della Madonna del Sasso, commissionata da lui stesso nel 1520a Lorenzetto, al secolo Lorenzo Lotti, suo allievo prediletto